Diaconi, custodi del servizio

DIACONI, CUSTODI DEL SERVIZIO
a cura del Diacono Enzo Petrolino

Il messaggio di papa Francesco per la 58ª giornata di preghiera per le vocazioni, il 25 aprile , ha per tema San Giuseppe: il sogno della vocazione, nello speciale anno dedicato al patrono della Chiesa universale, indetto lo scorso 8 dicembre. Nel testo più volte si incontra la parola “servizio”, diaconia (ricorre ben otto volte). Scrive il papa che «servizio è una parola che segna l’itinerario di san Giuseppe e della vocazione. Liberando l’amore da ogni possesso, si aprì infatti a un servizio ancora più fecondo: la sua cura amorevole ha attraversato le generazioni, la sua custodia premurosa lo ha reso patrono della Chiesa. Il suo servizio e i suoi sacrifici sono stati possibili, però, solo perché sostenuti da un amore più grande: “Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé, che è la maturazione del semplice sacrificio. Anche nel sacerdozio e nella vita consacrata viene chiesto questo tipo di maturità. Lì dove una vocazione non giunge alla maturazione del dono di sé fermandosi solo alla logica del sacrificio, allora, invece di farsi segno della bellez za e della gioia dell’amore, rischia di esprimere infelicità, tristezza e frustrazione”. Il servizio, espressione concreta del dono di sé, non fu per san Giuseppe solo un alto ideale, ma divenne regola di vita quotidiana». Quindi, la diaconia è la regola di vita quotidiana di ogni cristiano, ma in particolare per i diaconi deve essere il cuore del loro ministero.

Cosa fanno i diaconi in Italia?

COSA FANNO I DIACONI IN ITALIA?
a cura del Diacono Enzo Petrolino

Descrivere la prassi ministeriale dei diaconi oggi nelle Chiese locali italiane è un’impresa molto complessa. La finalità e le modalità di attuazione di questo ministero risultano alquanto diversificate e, nel cammino finora percorso, permangono ancora tante difficoltà da superare. Prendere in considerazione, inoltre, il ministero diaconale nell’attuale contesto storico ed ecclesiale del nostro Paese significa innanzitutto avere la consapevolezza delle profonde sfide che la società, segnata da una forte complessità e da una diffusa incertezza, pone oggi alla Chiesa.

Il Silenzio sul Diaconato

Il Silenzio sul Diaconato
a cura del diacono Carmelo Brigandì

Premessa

La decisone dei padri conciliari di ristabilire il diaconato «come grado proprio e permanente della gerarchia» (LG 29b) è stata preceduta da studi corposi, concentrati nel raccogliere testimonianze storiche di questo ministero e le prospettive della sua attualizzazione futura. Tutto questo contribuì a prendere coscienza che la Chiesa, nel mantenersi fedele alle prime comunità cristiane, doveva riprendere la teologia dei ministeri sia ordinati che laicali e ripensarne i con-tenuti e la prassi alla luce della Scrittura e della Tradizione, in modo da far riscoprire ad ogni membro del popolo di Dio la sua dignità nel partecipare alla costruzione del Regno di Dio. Questo rinnovamento ecclesiale del Vaticano II deve fare i conti con i limiti, oggi possiamo dire, le ristrettezze di una teologia dei ministeri, che a partire dal secondo millennio, era divenuta una teologia del sacerdozio e questo viene accentuato ancora di più proprio per la scomparsa del diaconato, esercitato nella Chiesa in modo permanente.

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